Romagna mia
by on Febbraio 15, 2022 in
Nella foto Arte Tamburini e Fred Mariani, i due cantanti che per primi hanno inciso Romagna mia nel 1954, ballano allegramente.

“Romagna mia, Romagna in fiore, tu sei la stella, tu sei l’amore…”. Le parole di Secondo, sia quelle in lingua che quelle in dialetto, sono sempre state di una disarmante semplicità. Eppure non hanno nulla della banalità in cui affondano i parolieri nello stesso periodo… Le parole di Casadei sono sostenute da un sottile filo di poesia naif, dalla sconcertante e sorridente prevedibilità degli accostamenti. Seguono poche regole, pochi stilemi, dove cuore rima con amore, così come campagnola con romagnola, dove si parla di turisti, di spiagge, di incanti del mare, e dove una certa malizia bonariamente erotica rende il gioco delle allusioni scoperto e accettabile. La Romagna è l’amore: i due termini coincidono. E’ un accostamento elementare, ma anche forte, coraggioso, imprevedibile. Nessun paroliere di rispetto l’avrebbe azzardato: Casadei sì. E sposa queste parole a un filo melodico triste ma non depressivo, struggente ma anche aperto alla speranza. I turisti stranieri della riviera romagnola la portano con loro nell’inverno delle loro patrie: gli italiani del Nord e del Sud la canticchiano sulla via del ritorno. Romagna mia diventa un inno nazionale, senza elmi di Scipio a incoronare crani vittoriosi, l’inno dell’italiano che crede nel lavoro e nella propria terra, nell’amore. 

Tratto dal libro Lo Strauss della Romagna
di Leandro Castellani – Edizioni Minerva (2018)

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