Il violinista inamidato
by on Gennaio 17, 2022 in
Secondo Casadei e la sua orchestra 1937.
Da sinistra Elmo Bonoli, Guido Rossi Poiali, Primo Lucchi, Secondo Casadei, Leo Sirri, Giovanni Fantini e Olindo Brighi

1937 Si esibisce con il suo complesso a Viserba per la stagiona balneare.
Lui e i suoi compagni stavano avviandosi a piedi verso il locale, ed ecco che un camion sbanda e invade il marciapiede. Secondo viene schiacciato contro una rete di recinzione che gli si stampa addirittura sul viso. Ancora un ricovero. Anzi la camera di rianimazione. Perché lo danno quasi per morto. Ma si riprende. E’ fuori pericolo…. Secondo è stato ingessato da capo a piedi, ridotto a una specie di mummia egiziana in versione romagnola. Gli orchestrali scalpitano: senza il carisma del Maestro i piccoli antagonismi vengono a galla, rischiando di minare alla base il magico affiatamento che è il segreto della compagine musicale. Secondo intuisce che non può aspettare di essere in forma, liberato dai gessi. Deve correre ai ripari prima che i dissapori si trasformino in contrasti insanabili. E scende in lizza prima del tempo stabilito, primo e forse unico esempio nella storia della musica di “violinista inamidato”, un precursore dei robots. “Ricordo” annota nel suo diario, “che il palco era in alto, molto vicino al soffitto (come usava allora) e per salire mi attaccarono ad una corda. Mentre alcuni tiravano da sopra altri spingevano dal basso, poiché con il gesso, dal collo ai piedi, pesavo molto. Una volta arrivato sul palco, mi misero appoggiato al muro fermo come una statua senza poter suonare. Davo solo le disposizioni necessarie per evitare che il complesso si sgretolasse… Questo sacrificio lo dovetti fare per diverse sere, ma lo feci volentieri anche se mi costava, perché solo in questo modo i miei orchestrali ritornavano a suonare bene e sereni.”

Tratto dal libro Lo Strauss della Romagna
di Leandro Castellani – Edizioni Minerva (2018)

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