1935 – Dopo circa 9 anni di fidanzamento mi sposo con la ragazza da me tanto amata, Maria.
Per tutta la procedura, comune, chiesa, ecc. si interessò mio fratello Dino, perché io non avevo tempo, la notte in giro a suonare, oppure serenate e il giorno dormivo. Nonostante l’età ero sempre di carattere non maturo, nottambulo, con le solite serenate scherzi durante la notte, ogni tanto i carabinieri a casa.
Tanto per meglio dimostrarvelo, dovete sapere che il giorno delle nozze dopo la cerimonia mi trovavo a casa mia a pranzo con qualche invitato e incominciò ad arrivare qualche biglietto di auguri, e fra i quali aprii un telegramma dove ero invitato la sera con l’orchestra al Veloce Club di Forlì, cose che avevo dimenticato di essere stato verbalmente impegnato.
In questo momento tutta la gente che era attorno a questo tavolo rimase ferma nella sua posizione aspettando con curiosità la mia decisione. Io non feci altro che rivolgere lo sguardo a Maria dicendo che l’orchestra non la potevo lasciare, che se voleva venire con me avrei avuto piacere, il circolo era in città in un bel posto, e che il viaggio di nozze l’avremmo fatto in un’altra occasione.
Chiamai l’autista che era fuori pronto non appena finito il pranzo per accompagnarmi alla stazione per il viaggio deciso di stare qualche giorno a Torino e lo mandai a casa. La Maria abbassando la testa con qualche lacrima agli occhi non accettò e così la sera partii da solo e tornai la mattina alle ore otto, dove lei mi aspettava sulla soglia di casa con la tazza di caffè fumante in mano.
Tratto dal libro Tu sei la stella, tu sei l’amore
Tratto dal diario di Secondo Casadei – Edizioni Minerva
Scopri di più!